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L’intervento ha il fine di salvaguardare e restaurare la chiesa di Santo Stefano alla Zisa, per il suo interesse monumentale, storico e ambientale. Senza operare completamenti in stile, sono stati rimossi gli elementi deturpanti e incongrui, rinnovati gli impianti tecnologici ma soprattutto consolidate le strutture; il tutto senza cancellare ciò che testimonia il passaggio dell’opera attraverso il tempo.
Le indagini hanno riscontrato ammaloramenti superficiali come umidità di risalita con distacchi d’intonaco, erosioni ed incrostazioni, mentre sulle strutture portanti sono risultate idonee a resistere ai terremoti.
Le coperture lignee sono state sostituite, e le murature consolidate, anche con la tecnica del cuci-scuci. Gli intonaci sono stati rinnovati, con utilizzo di sabbie, terre colorate e calce in zolle, per restituire ai prospetti un assetto il più vicino possibile a quello originario. Al fine di dare continuità e unità di lettura agli elementi architettonici (paraste, lesene e comici), parzialmente danneggiate per il naturale invecchiamento dei materiali di cui sono composti, sono state ricostruite le sagome e le modanature delle paraste e delle parti basamentali della zona altare, con malta di granulometria e composizione simili a quelle esistenti in modo da dare uniformità alle parti ancora in buono stato di conservazione e manutenzione. Nella seconda cappella, entrando a destra, sono state fatte delle scoperte degne di nota. Qui, infatti, sotto vari strati di coloritura a tempera, uno spesso strato di gesso e varie scialbature, nonché qualche intervento di “restauro”, è stato ritrovata una decorazione di ottima fattura, eseguita con tecnica a “buon fresco” e finiture a secco. Si tratta di una doppia cornice che inquadra un soggetto sacro e da quanto emerso si può dire che si tratta della “Preghiera nell’orto del Getsemani”.
Palermo, Zisa
Chiesa Zisa