LUN - VEN: 09:00 - 18:00

Ponte di Messina: non ora ma dopo aver fatto infrastrutture più urgenti e necessarie.

Leggo che il Consiglio dei ministri del governo italiano il 17 marzo 2023 ha approvato il decreto sul Ponte sullo Stretto di Messina, che unirà la Sicilia al continente. Sarà l’infrastruttura sostenuta da cavi più lunga al mondo, con i suoi 3,2 km. Il progetto prevede piloni alti fino a 400 metri e 60,4 metri di larghezza dell’impalcato. Sei le corsie stradali, tre per ogni senso di marcia. Transiteranno 6 mila veicoli l’ora. Due i binari per i collegamenti ferroviari, con il passaggio di 200 treni al giorno. Oltre 7 miliardi di euro i costi stimati dell’opera, cinque anni per la sua realizzazione.
Se è vero che in Calabria e in Sicilia mancano:
• infrastrutture stradali e turistico – alberghiere,
• l’acqua in tanti Comuni,
• edifici per scuole e uffici pubblici, alloggiati in locali non idonei, in affitto con canoni esosi,
Se è vero che in Calabria e in Sicilia:
• vi sono opere pubbliche (ospedali, strade, acquedotti) incomplete,
• si fa poco per i recupero dei beni monumentali e ambientali,
• la raccolta differenziata dei rifiuti è carente,
• la vocazione turistica è forte ma non sviluppata.
Non entrando in merito:
• sugli aspetti tecnici della costruzione di questo ponte,
• di quanti minuti si risparmieranno per attraversare lo stretto di Messina,
• sulle opere complementari per rendere fruibile il ponte,
• sulle implicazioni sociali, primo di tutto le infiltrazioni mafiose,
• sull’impatto ambientale,
• sulle possibilità di collegare l’isola al continente con le vie aeree e navali.
Lo Stato potrebbe far spendere alla collettività questa notevole somma di denaro per le opere più urgenti e necessarie in queste due regioni.
Questi 7 miliardi di euro potrebbero essere impiegati per costruire circa 50 scuole, oppure edificare circa 10 ospedali, altrimenti restaurare circa 50 monumenti, ovvero realizzare circa 50 km di autostrada, oppure eseguire circa 100 km di ferrovie, altrimenti ottimizzare la rete idrica di circa 50 Comuni di medie dimensioni. Infrastrutture più impellenti e strategicamente necessarie.
Affrontiamo i problemi più urgenti che vi sono nel Mezzogiorno e dopo costruiamo il Ponte sullo stretto. Dibattiamo serenamente, facciamo un po’ di conti. Arriveremo alla conclusione che il Ponte di Messina non serve adesso, ma dopo aver dato un volano di sviluppo vero, serio, duraturo, legale alla Calabria e alla Sicilia.
Se il ponte di Messina non gravasse sulla collettività, in quanto finanziato al 100%, opere accessorie incluse, da una Società che poi usufruisce del pedaggio ben venga oggi stesso!